Portare a casa un pò di natura fa bene

Portarsi a casa un pò di natura fa bene che sia un animale, una pianta, una vasca con dell’acqua. Questo benessere è il risultato di una risposta “evolutiva” perchè l’ambiente così curato ci riporta “a casa”, alle origini.

Gli elementi elementi naturali possono anche essere evocati da un quadro con un paesaggio, la fotografia di un bosco, un vaso con dei fiori recisi, un materiale come il legno, o un colore come il blu, l’azzurro o il verde e il giallo che ci aiutano a mantenere un contatto con la parte vitale del mondo, ce la evocano dandoci il benessere di “essere vivi” e “insieme”.

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Nel 1984, Roger s. Ulrich su Scienze pubblicò una ricerca in cui dimostrava la stretta correlazione tra esposizione alla natura e la salute umana, nello stesso anno, un biologo statunitense, Wilson coniò il termine di biofilia intendendo “l’innata tendenza a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda”. Questa inclinazione, di cui parla già lo psicologo Eric Fromm è un’attrazione naturale verso la vita (riferimento nel libro Psicologia dell’abitare di Tommaso Filighera e Alessandra Micalizzi, Franco Angeli Editore). Così una pianta, un animale, un suono naturale in casa come l’acqua di una fontana o di un rubinetto ci offrono il contatto con il resto del mondo.

La luce naturale che arriva da una finestra è quanto di più forte ci possa invitare alla vita, tant’è che, dopo giorni di pioggia, l’umore cala e tutti sperimentano gli effetti di ciò che chiamiamo metereopatia, ovvero cambiamenti d’umore fino a vere e proprie risposte ansiose.

Dettaglio Casa Gaudì Barcellona

Circondarsi da elementi naturali in casa non solo fa stare bene, ma alcuni studi hanno dimostrato che case arredate con queste attenzioni riducono l’affaticamento mentale e facilitano la rigenerazione.

Questa attenzione verso le cose naturali ha portato alcuni architetti, di cui il più noto è Gaudì, a utilizzare proprio le forme naturali come ispirazione per le proprie architetture. L’architettura che risponde a queste caratteristiche si definisce bioarchitettura e architettura organica.

A Milano un esempio famoso di bioarchitettura è il Bosco verticale ideato dallo Studio Boeri, inaugurato nel 2014, composto da due grattacieli altri 110 e 76 metri interamente ricoperti da piante e alberi. Questa soluzione architettonica riduce l’inquinamento acustico all’interno dell’edificio, limitando la dispersione termica e, riduce la presenza di agenti inquinanti anche grazie all’assorbimento di polveri sottili. Anche chi vede l’edificio da fuori perde la sensazione fredda del consueto muro che occupa lo sguardo verso il cielo dei grattacieli e palazzi tradizionali, per ritrovare nel panorama aereo il verde naturale delle piante. (Immagini del bosco verticale, a sinistra dettaglio foto Roberto Manfredi, a destra foto di Luigi Alloni)

Oggi si parla anche di neuroestetica e neuroarchitettura in quanto le forme, gli odori etc di ciò che abbiamo intorno e guardiamo con i nostri occhi influiscono i nostri processi emotivi attraverso risposte neurologiche specifiche che cambiano le nostre risposte comportamentali.

Pertanto se viviamo in una casa con materiali naturali, forme “organiche” ovvero morbide e arrotondate, con tanta luce naturale, senza inquinamento acustico e con piante o elementi visivi che richiamano prati, boschi, mare etc.., ma anche con quadri alle pareti che ci aprono delle “finestre” a luoghi in cui proiettare sguardo e mente, questi ci fanno sentire a “casa” in quello che è l’habitat delle nostre origini e, se lo percepiamo come buono lo vediamo anche “bello”.

Foto di StockSnap da Pixabay

Pubblicato da

giornalista professionista, psicologa, curatrice d'arte, scrittrice

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