Giocare a casa oggi tra videogiochi e social

Il luogo privilegiato per giocare oggi è la casa, ma non esistono solo i video giochi. Sono nati anche i social game di cui ci parla l’inventore dei Nando’s Games. Giocare on line è un fenomeno cresciuto durante la Pandemia che ha fatto decollare il mercato del settore dei videogiochi di migliaia di miliardi di dollari a livello mondiale, specie in Asia e Usa. Un mercato colossale che già da anni fattura cifre da capogiro soprattutto con gli e-sport. La Pandemia da Covid ha però incentivato l’uso dei video giochi anche in Italia, tanto che dopo Natale 2020 si fa fatica a reperire i pezzi per assemblare o potenziare i computer per adattarli ai videogame, per non parlare di console e accessori. Il bisogno di socializzare dei giovani, in questo periodo da pandemia, ha però stimolato anche la creatività, in particolare quella di Ferdinando Buonocore, 23 anni, studente in psicologia e appassionato di videogiochi che si è inventato il “social game”.

I suoi giochi, i Nando’s Games, sono proposti sul suo profilo e coinvolgono, di volta in volta, un centinaio di ragazzi che potremmo racchiudere in una fascia d’età tra i 16 e i 25 anni.

Ferdinando Buonocore ideatore dei Nando’s Games video interattivo su Instagram

Oggi siamo alla 13° edizione del Nando’s Game con cui Ferdinando è riuscito a offrire ai suoi amici e ragazzi della sua fascia d’età un modo per stare insieme giocando con creatività. Tra le sfide più coinvolgenti la gara di disegno (due squadre sfidanti con il fine di interpretare la scrittura di una parola disegnata), la gara di outfit, quella di mimo, quella di rapper dove la vittoria si consuma nella promessa di una bibita in compagnia, di un’uscita e, soprattutto, niente penitenze come nei giochi di una volta. Insomma puro piacere di stare insieme, di mettersi in gioco.

Per capire meglio quanto questo “mettersi in gioco” in società sia importante per i ragazzi (com’è normale che sia a quell’età) basti pensare all’esordio dei Nando’s Games.

“E’ iniziato tutto mentre riflettendo sui Battle Royale – racconta Ferdinando – che hanno un meccanismo di gioco in cui due squadre si sfidano e vince chi riesce a sopravvivere sul campo di battaglia. Ebbene ho immaginato di trasformare questa sfida senza l’uso delle armi “classiche”. In pratica ho costruito su Instagram una storia e costituito due squadre che avevano come unica arma il click e quindi l’eliminazione dell’altro con un criterio assolutamente libero. Si sono messi in gioco più di 100 ragazzi ed è stato l’inizio del Nando’s Games”.

Quanto tempo dedichi all’ideazione e gestione di un gioco?

“Molto tempo direi giorni – spiega Ferdinando – Dipende poi dal tipo gioco. La parte più complessa è la gestione delle squadre, il controllo dei risultati. Ormai tutti aspettano le nuove sfide. Si tratta di un vero e proprio lavoro ripagato dal piacere di stare insieme perchè, in fondo, è questo che molti di noi ragazzi cerchiamo anche nei video giochi così tanto demonizzate, sebbene se le insidie in loro esistono. Secondo me, le fasce d’età più a rischio sono i giovanissimi. Esistono giochi gratuiti, per esempio, che per raggiungere certi livelli offrono “soluzioni” a pagamento e spesso capita che genitori che non conoscono molto i meccanismi dei giochi on line accontentano i figli nell’acquistare loro dei modi per velocizzare il gioco e se dimenticano di cancellare i dati della loro carta di credito. Ci sono già stati diversi casi in cui si sono ritrovati a sostenere spese significative perchè i figli hanno acquistato a loro insaputa perdendo, immersi nella dinamica del gioco, la percezione reale del denaro”.

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Interessante spunto di riflessione questo perchè la movimentazione di denaro on line rischia di far perdere la percezione reale non solo della spesa, ma anche di ciò che porta alla produzione stessa di valore, ovvero il lavoro. Tuttavia i videogiochi oggi sono tali per cui oltre alla sfida richiedono capacità elevate di problem solving, di organizzazione e gestione di squadre, di studio di strategie che arrivano persino a studiare vere e proprie strategie di marketing per raccogliere sponsor per le squadre. Per esempio il gioco della Formula 1 è talmente realistico non solo nella gestione dell’auto (si possono addirittura scegliere le macchine storiche che cambiano l’assetto comandi, cambiano persino gli effetti sonori come il rombo del motore), ma anche del team che ti segue e dei feed back necessari per avere più successo in gara e più successo di pubblico.

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“Oggi esistono in commercio giochi molto realistici che, a differenza di quanto si crede – spiega Ferdinando – richiedono intelligenza, strategia, velocità di apprendimento. Io faccio parte di quella generazione che è cresciuta con i Pokémon ovvero un complesso gioco di ruolo e di strategia che per me è stata fonte di apprendimento e sviluppo di alcune capacità. I bambini di oggi, per esempio, li vedo più in difficoltà rispetto alla mia generazione in quanto dedicano molto tempo a contenuti dell’i-Pad che li mettono in una condizione di fruitori prevalentemente passivi”.

Tra i videogiochi del momento si parla tanto di Cyberpunk2077 un video gioco che offre la possibilità di interagire in uno scenario futuristico che si presenta come la scenografia di un film. Chissà, forse in futuro le sale cinematografiche diventeranno sale di film anche interattivi.

“Cyberpunk 2077 propone un’ambientazione certamente affascinante – spiega Ferdinando – e fa parte di quella categoria di giochi in cui il cliente compra il gioco e poi usa “lo scenario”. Si è già sperimentata una prima interazione con il pubblico via Tv sulla piattaforma Netflix con la serie Black Mirror in cui lo spettatori poteva compiere una scelta e in base a questa cambiava completamente il percorso della storia. Sono interessanti questi processi anche dal punto di vista psicologico perchè inducono a responsabilizzare ciascuno sulle proprie scelte e conseguenze”.

I videogiochi hanno un pubblico di varie fasce d’età che non è solo giovane. Esistono giochi che sono prediletti anche da sessantenni e grazie al gioco si creano opportunità di conoscenza e socializzazione anche con persone di altri continenti. Questi giochi isolano?

“Dipende da come li si usa – dice Ferdinando – oggi la figura del “nerd” la riterrei superata. Chi gioca non necessariamente ha scarso successo sociale. Oggi i giochi sono sempre più diffusi e sono grandi opportunità sia di socializzazione che di apprendimento come, del resto, lo sono sempre stati i giochi. L’importante è conoscere e scegliere i comportamenti corretti per usufruirne traendone benefici. Per me il gioco è un modo per divertirmi, per imparare e per stare insieme ai miei amici.

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giornalista professionista, psicologa, curatrice d'arte, scrittrice

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