E’ possibile uno sviluppo che tuteli l’ambiente? Qualcuno cercò di dare una risposta e pensò a come vendere materiali e non prodotti. Immaginò un mondo dove le aziende, per esempio, non vendevano tavoli, ma il legno di cui erano fatti. Immaginò che quando si sarebbero usurati, l’azienda li avrebbe ripresi per sostituirli all’acquirente al fine di tornare in possesso del legno rimetterlo sul mercato. Fu così che dopo circa 10 anni venne costruito un intero quartiere con materiali interamente recuperabili e questa idea ecologica ed economica prese il nome “dalla culla alla culla”, in contrapposizione a “dalla culla alla tomba” .

Non è una favola, ma un’idea rivoluzionaria che appartiene a un architetto americano William McDonoughe e ad un chimico tedesco Michael Braungart. La spiegarono in un libro pubblicato nel 2003: “Dalla culla alla culla. Come conciliare tutela dell’ambiente, equità sociale e sviluppo” e nel 2013 inaugurarono il primo quartiere concepito con criteri di sostenibilità conforme al loro progetto: energia rinnovabile, sostegno alla biodiversità e materiali recuperabili. Il quartiere si chiama Park 20|20 e si trova ad Amsterdam.
Tutti gli edifici sono stati costruiti con la possibilità di essere smontati e recuperati i loro materiali, questi non possiedono sostanze tossiche migliorando la vivibilità degli ambienti interni. La zona ristoro del quartiere usa energia rinnovabile e cucina prodotti di una serra adiacente all’edificio. Tutti gli spazi sono aperti, finalizzati alla socializzazione e con aree anche dedicate allo sport. Il verde e gli animali sono parte integrante di questo centro urbano e produttivo per favorire la biodiversità e migliorare il piacere di stare all’aria aperta.
Alcuni dei prodotti utilizzati sono certificati C2C (dalla culla alla culla senza alcuna sostanza tossica) ovvero completamente recuperabili. McDonoughe e Braungart ritengono che le aziende potrebbero non vendere più prodotti, ma assicurazioni tali per cui non garantiscono al cliente un tavolo, una sedia, una cucina, per sempre, ma per un tempo limitato calcolando la fine vita del prodotto. Raggiunta la scadenza l’azienda si riprende il tavolo, lo sostituisce al cliente con un altro e recupera il materiale di quello “scaduto”.

Tra le aziende che già hanno adottato questo sistema di produzione oggi troviamo chi produce pavimenti o tessuti. In questo modo le imprese possono anche risparmiare sulle materie prime e proprio queste diventano la garanzia della loro solidità finanziaria riducendo scarti con relativi costi di smaltimento, immagazzinamenti etc.. E’ chiaro che i materiali utilizzati dovranno essere di buona qualità e questo fa una differenza sul prezzo, ma il prezzo in termini ambientali quanto costa?
Gandhi diceva: “Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere”.