da megalopoli a città diffuse

Quale futuro ci aspetta dopo il Covid? I tavoli da lavoro sul tema sono tanti. In relazione alle città del futuro si prospetta una politica di gestione che si fonda sul concetto di “città diffusa”.

L’Italia è una penisola caratterizzata da tanti piccoli borghi e si ripensa alla città sul modello dell’efficienza e della sostenibilità adottando innanzitutto il modello “la città da 15 minuti” ovvero di creare piccoli centri sparsi autosufficienti sul piano degli approvvigionamenti e dell’offerta di servizi.

Ludovico Balena – milano-palazzo-duomo

Sono molte le città europee che lavorano su questo concetto come Parigi e Milano. Ma l‘Italia, caratterizzata da tanti piccoli centri non molto distanti tra loro potrebbe pensare a un progetto su questo modello che interessa tutto il suo territorio migliorando la connessione (fisica e di comunicazione) valorizzando anche le specificità culturali, turistiche e produttive.

In un’intervista di Floriana Liuni su Idealista Francesca Bria presidente di CDP Venture Capital invita a riflettere sull’importanza della mobilità sostenibile con il fine di migliorare la connessione non solo tra centri e periferie nelle grandi città, ma anche tra il Nord con il Sud Italia. Mentre Pietro Salini, amministratore delegato di We Build sottolinea che le città sono luoghi dove la gente lavora e se manca la ragion d’essere per cui sono nate le città stesse, viene meno il senso per cui sono state costruite e si sono sviluppate, pertanto l’Italia dovrebbe lavorare meglio sul valore dei propri territori.

In pratica, ciò che si prospetta è che molte persone, grazie allo smart working potrebbero vivere anche in luoghi meno densamente abitati, più belli e caratteristici, puntando sulla valorizzazione artistica, paesaggistica e turistica di un luogo. Queste realtà, se inserite in una rete che, a sua volta le valorizza e le rende raggiungibili anche fisicamente con maggiore comodità e sostenibilità, si otterrebbero risultati positivi anche per i suoi abitanti che potrebbero lavorare anche in luoghi dove il tenore di vita meno è meno costoso rispetto alle grandi città, ma la qualità è nettamente migliore se cercano anche i benefici di vivere in luoghi più a contatto con la natura.

Francesco Viceconti city Life Milano

Il problema dei collegamenti tra i luoghi (strade, treni, bici) diventa pertanto determinante, ma non senza pensare anche a delle “connessioni” a delle reti di comunicazioni on line che possono dare valore aggiunto all’insieme.

Ciò che ci aspetta dunque potrebbe essere un futuro tutto da ripensare dove l’Italia, con borghi di straordinario interesse storico, cultura e attività agricole d’eccellenza può essere una rete straordinaria dai grandi centri alle periferie, da Nord a Sud perchè, infondo, la nostra penisola è già caratterizzata da distanze ravvicinate.

Francesco Tadini, Volterra, 27 agosto 2019, Light’s memory-1

L’Italia potrebbe essere una grande città diffusa. Spiega Renzo Piano (fonte) che è importante una sorta di arte del rammendo “tenere insieme a livello infrastrutturale, fisico e scientifico un territorio, inteso come città diffusa, che include anche periferie e persino borghi di campagna. E’ lì infatti che vivono il 90% delle persone. Città diffusa peraltro è un modello europeo, altrove è normale muoversi da un piccolo paese e arrivare alla città con i trasporti. Rammendo significa recuperare questa dimensione di città che va oltre i propri confini”.

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giornalista professionista, psicologa, curatrice d'arte, scrittrice

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