La memoria orale è casa di tutti

Un lavoro di ricerca affascinante quello di Marcella Burderi, ricercatrice e studiosa della storia orale nei luoghi dove vive, ovvero il territorio Ibleo, nel profondo Sud della Sicilia. Da anni svolge con attenzione e meticolosità il recupero di “modi di dire”, filastrocche, racconti, canti ed eventi della tradizione orale intervistando gli anziani del luogo. Offre, attraverso il suo sito Memorie orali degli Iblei, spunti di riflessione su cosa sia rimasto, nel nostro bagaglio culturale, di ciò che veniva trasmesso da una generazione all’altra attraverso il solo uso della voce. Una cultura popolare che è arrivata fino a noi attraverso i secoli e rischia di perdersi per sempre perchè sempre meno la narrazione tra generazioni è possibile o è praticata. Richiede momenti di incontri, tempi lunghi, spazi di relazione che non siano dominati dall’uso della tecnologia.

Non ci crederete, ma da quelle memorie lontane recuperate grazie a Marcella attraverso registrazioni e ricerche di testi e documenti anche negli archivi storici delle città, c’è molto di noi, del nostro modo di relazionarci con il mondo, dell’impostazione educativa nelle famiglie, nel modo di trasmettere un’etica, dei valori morali e spirituali. Credo che a ciascuno di voi sia capitato di riportare “detti” dei nonni, brevi frasi, a volte metafore, in cui si condensavano piccole perle di cultura popolare, di suggerimenti su come sopravvivere e stare al mondo.

Nel sito, il suo lavoro, di taglio antropologico culturale, è raccolto per argomenti e potrete scoprire tanti video e racconti, per esempio sui matrimoni “combinati”, perchè, una volta, nelle piccole comunità ci si organizzava per fare in modo che tutti potessero avere un marito e una moglie; le dinamiche di ribellione e conquista sociale, ma anche si limite alla libertà femminile tramite le “fuitine”; l’organizzazione del lavoro nei campi dove, per esempio, il canto non era solo un modo per “tenere il ritmo del lavoro”, ma uno strumento di dialogo tra datore di lavoro e bracciante; le tradizioni legate alla preparazione del cibo in particolare il pane:

A questo si aggiungono filastrocche, favole e brevi canti che servivano a proteggere, scongiurare pericoli. Molto di questo materiale si riscopre simile in diverse realtà del Sud Italia e appartiene ad una tradizione culturale molto più estesa fatta di simbologie, preghiere, tradizioni, culti, favole e persino rituali “magici”.

Tra le ultime scoperte di Marcella Burderi questo racconto sul Re Befè Befè Viscotta e Minè, una favola che traccia uno spaccato sulla condizione sociale di un tempo che divideva sudditi e regnanti e gettava le basi per una scarsa fiducia, da parte dei meno abbienti, verso i ricchi e i governanti.

Chiunque può contribuire al lavoro di Marcella Burderi perchè le testimonianze sono l’unico strumento per comprendere il valore di quanto, di volta in volta scopre. Non temete a dare il vostro contributo anche se arriva da regioni diverse perchè è nella parola che trova casa il nostro sapere e la parola non mettere mai radici in un sol luogo, viaggia, attraverso il suono da un posto all’altro a volta trovando casa in luoghi inaspettati.

Per esempio, voi avete mai sentito questa favola di Re Befè Befè Viscotta e Minè? Mettetevi in contatto con Marcella per raccontare la vostra storia o il vostro ricordo (contatto).


Consiglio il libro di Marcella Burderi Il grande silenzio dell’altopiano. Ricerche e testimonianze. Con CD Audio. Il testo riporta la traduzione di ogni contributo orale trascritto rigorosamente in dialetto.

Articolo di Melina Scalise

Pubblicato da

giornalista professionista, psicologa, curatrice d'arte, scrittrice

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